Ciao ragazzi! Dopo la discussione sui Giappominkia, mi è venuto in mente di cercare i lati oscuri del gippone, per poter provare che, purtoppo, neanche il Giappone è perfetto...
Mi sono così imbattuta in questo articolo:
"L'inizio dell'anno scolastico coincide con la fioritura dei ciliegi (in Aprile), e termina il 31 marzo dell'anno successivo - parallelamente al bilancio dello stato. Se la fioritura dei ciliegi rappresenta uno dei più belli spettaccoli che il Giappone offre, per i bambini giapponesi significa un altro anno di lezioni ripetitive, basate esclusivamente sul nozionismo; altre angherie portate dai compagni più grandi (il fenomeno è in crescita esponenziale: quando ero in Giappone ho letto in un quotidiano in inglese di un ragazzo che aveva accoltellato il suo insegnante al fine di andare in galera e così sfuggire ad un suo compagno di scuola che lo vessava con continue richieste di soldi); altri test da superare, pena il disonore. E, puntualissimi, cominciano i suicidi tra gli scolari: 1000 all'anno. Un dato che dovrebbe far URLARE, ma che sembra un prezzo accettabile per avere un tasso di scolarizzazione impressionante: il 94% dei giovani che escono dalle medie completano le superiori; il 37,4% di loro proseguono gli studi fino alla laurea o alla laurea breve. Un dato ben lontano dal 31,9% della Francia, dal 23,9% dell'Inghilterra o dal 20,6% della Germania.
Il calvario dei bambini - non si può esitare a definirlo così - comincia all'asilo infantile (generalmente a pagamento). Anche per i genitori non è uno scherzo, perchè fin da allora devono risparmiare i soldi in vista dell'insegnamento privato, del college e, possibilmente, dell'università. Siccome entrare nelle università "giuste" è fondamentale per il successo nella vita lavorativa, è determinante imbroccare la sequenza di scuole corretta: l'asilo giusto che sia collegato alla giusta scuola elementare, a sua volta collegata alla giusta scuola superiore (kotogakko), a sua volta collegata alla giusta università. E' un percorso scandito sempre da esami, fino a quello d'ingresso all'ateneo. Se però non vi proviene da certe istituti è perfettamente inutile tentarlo.
A 6 anni il bambino passa alla scuola elementare, dal lunedì al venerdì (dalle 8,40 alle 16,30), e il sabato mattina. A 12 si frequenta la scuola media (chugakko) per gli ultimi 3 anni dell'insegnamento obbligatorio. Un fattore accomuna tutti i livelli di insegnamento: il nozionismo diretto a non stimolare la curiosità intellettuale. L'alunno è impegnato solo ad ottenere buoni voti agli esami, senza interrogarsi sul perchè delle cose. Per "aiutare" gli scolari in questo processo, in Giappone c'è il fenomeno unico al mondo (grazie al cielo) della doppia scuola: ogni giorno, dopo l'orario scolastico, i giovani vanno alla scuola privata - juku - per rifare fino a tardi ciò che hanno appena fatto nella scuola pubblica. E se quest'ultima è gratis, quella privata è salatissima. Sorta come aiuto alla preparazione degli esami, la juku ha invece finito col generare ancora maggiore competitività e distorsioni. Se notate l'ironia fatevi una risata.
Se alla fine riescono a non farsi venire l'esaurimento nervoso e a superare altri difficilissimi esami, gli studenti arrivano all'università e si rilassano per 4 anni. Un titolo finale e un impiego sono quasi garantiti e questo periodo è considerato come un tranquillo intermezzo tra le pressioni del passato e quelle che dovranno affrontare durante la loro vita lavorativa.
L'ambiente duramente repressivo della scuola non è tale per via di qualche vago programma scolastico stabilito dal ministero dell'istruzione, ma sono gli insegnanti ad alimentarlo facendo rispettare una disciplina da carcere minorile. Cartelle uguali per tutti, tetsi unici, obbligo di buon comportamento anche al di fuori della scuola, e naturalmente le divise. Per i ragazzi scarpe nere, berretto rigido, pantaloni e giacca col colletto alto, di foggia ottocentesca. Per le ragazze, calze bianche o blu, scarpe nere, camicetta bianca, gonna e giacca blu, molto spesso alla marinara. Soprattutto per le ragazze, queste norme arrivano ad assurdi del tipo controllo della biancheria intima, per evitare capi d'abbigliamento troppo frivoli. Si badi bene: controllo della biancheria in pubblico, con l'ovvia pubblica umiliazione.
Ogni tanto casi del genere vengono denunciati sui giornali, ma senza possiblità di far cambiare le cose. Qualche tempo fa un insegnante chiuse il cancello elettrico mentre una ragazzina - in ritardo - stava cercando di entrare. Il cancello la intrappolò e l'uccise, mentre l'insegnante se ne andava via, tutto tranquillo. Fu una cosa che scosse solo una parte dell'opinione pubblica, perchè molti pensavano che "l'insegnante non aveva fatto altro che applicare le regole".
Non è molto difficile quindi spiegare la delinquenza sempre più diffusa tra i minorenni e gli appena maggiorenni (è comunque un fenomeno ben lontano dai vertici statunitensi o anche nostrani). Nevrosi riconducibili alla fobia vera a propria della scuola (la cosiddetta sindrome tokokyohi) sono all'ordine del giorno, tanto che a Tokyo c'è addirittura una scuola dedita al recupero dei ragazzini affetti dalla sindrome. Ma tutto questo, immagino, è per il bene della collettività."
Ragazzi, è a dir poco agghiacciante
In effetti la pressione della scuola si nota anche in molte opere manga e anime, per cui non stento a credere a quello che dice l'articolo... Sono però impressionata dal fatto di questa ricerca della perfezione a tutti i costi, che però porta all'infelicità! Bisogna per forza pagare tale prezzo?